«Centri commerciali penalizzati così si favorisce l’ e-commerce»
I numeri sono significativi.
Crollo di presenze e fatturato pari al 60%. Parliamo dei centri commerciali e degli outlet che nell’ immaginario collettivo si pensa siano pieni di clienti e che i negozianti facciano affari d’ oro. Nulla di più falso.
«Nell’ immaginario collettivo sono chiusi, perché impedire l’ apertura il sabato e la domenica equivale ad allontanare le persone, a mettere in ginocchio centinaia di famiglie che hanno investito per l’ attività, non ci sono solo i grandi brand nei Maximall». Il nuovo Dpcm in fase emanazione che entrerà in vigore il 16 gennaio, conferma la chiusura dei centri commerciali durante i fine settimana. «Una situazione – spiega il Ceo dell’ Irgenre Group, Paolo Negri – paradossale».

Forse si temono gli assembramenti?
«C’ è la vigilanza, controlli rigidissimi anche per entrare nei negozi, misurazione della temperatura. Non c’ è stato in solo caso di contagio e tanto meno focolai all’ interno dei nostri centri. A dicembre si è lavorato solo 15 giorni, quando è il periodo clou delle vendite quello che consente di superare i mesi meno virtuosi. E certo il periodo di saldi è partito molto a rilento. Con cali evidenti. Ci sono magazzini pieni di merce. E cosa fa il legislatore? Lo mantiene chiusi proprio nei giorni dove tendenzialmente le famiglie monoreddito vanno a fare la spesa. È una enorme ingiustizia che aumenta la concorrenza sleale».

Chi sono i concorrenti?

«L’ e-commerce. Nessuna restrizione, aperti h24, un clic ed arriva il prodotto, tassazioni differenti rispetto a quelle italiane. I negozianti pagano le tasse, i locali, i contributi, il personale. E devono rimanere chiusi perché considerati luoghi insicuri. Insisto non è così.
Queste limitazioni devono essere eliminate. È una ingiustizia a fronte degli enormi sforzi che sono stati messi in atto per garantire la sicurezza. La chiusura non può essere più tollerata. Un centro commerciale è come una strada con negozi sulla destra e sulla sinistra».

Quanti negozi nei centri commerciali che gestite hanno chiuso?

«Fortunatamente nessuno. Ma per quanto tempo, mi chiedo, potranno resistere. Va ricordato che sono fermi gli eventi, le cerimonie, è tutta una catena che incide su determinati settori merceologici. Le perdite dell’ abbigliamento sono da capogiro. 15 miliardi a livello nazionale, sono cifre importanti».

Il meccanismo dei ristori ha funzionato?

«Solo in parte e certo non hanno consentito di rimettere a posti i conti di chi ha investito per aprire in un centro commerciale. Non si può consentire di impoverire un territorio.
Ed è questo quello che si sta facendo. Se una zona è gialla allora devono essere aperti anche i Maximall. Così, per l’ incertezza che regna, si mettono a rischio i futuri investimenti.
Occorre una inversione di rotta».
Pontecagnano, Torre Annunziata, sono solo due dei Maximall dell’ Irgenre Group.

Qual è la via d’ uscita da questa situazione?

«Riaprire dove si può durante i fine settimana. Ora sono arrivati i vaccini. Bene. Il governatore ha parlato di un patentino per i vaccinati, noi siamo assolutamente favorevoli rispetto ad agevolare chi si è immunizzato anche se non c’ è l’ obbligo.
Ma è prioritario eliminare le ingiustizie esistenti. Vanno bene i cinema chiusi, abbiamo otto sale, è comprensibile, ma i negozi no. Un centro commerciale è fatto di strade dove si cammina e ai lati ci sono le vetrine. E questo non va dimenticato».